Villa “il Ciabot”

Confrontarsi con la Natura, progettando per il futuro!

A un passo dalla Riserva Naturale della Bessa nasce una villa nZEB che dovrà rispondere ad una domanda piuttosto difficile che tuttavia ci troviamo davanti molto spesso…

E’ possibile conciliare il rigore dell’architettura contemporanea con l’ambiente naturale?

Villa "Il Ciabot"

Ci stiamo allontanando dal modernismo; la natura non è più soltanto uno sfondo di forme capricciose sul quale si dispongono i nostri stilemi semplificati; l’architettura odierna è sempre più un ibrido. Una questione di relazioni, di spazi dinamici piuttosto che scene statiche, frutto di un ripensamento dei nessi spaziali tra edificio e ambiente, tra spazio interno ed esterno, tra usi comuni e usi privati, tra consumo e restituzione.

Villa “Il Ciabot” sorge in zona sottoposta a vincolo paesaggistico. Subito ci siamo scontrati col tragico concetto di “pittoresco” – di cui l’abuso è oggigiorno evidente – ragionando sulle modalità con cui l’architettura contemporanea si dovrebbe oggi rivolgere al paesaggio. E’ una forzatura procedere ad una interpretazione che riveli linee di forza, sottolinei valenze mobili senza obbligarsi a riesumare un sistema di cliché o stereotipi tipici di una architettura bucolico-rurale fasulla? La soluzione per una architettura che si relazioni in modo corretto con il paesaggio non sta nella rinuncia alla forma ma nella ricerca sulla forma, nella sua componente dinamica del nascere, crescere morire e rifiorire. L’architettura non è traduzione del paesaggio, ma deve parlare la sua stessa lingua.

Torniamo allora alla domanda alla base di questo progetto: “è corretta la ripetizione di un modello insediativo tradizionale che qui, in questo preciso luogo, non è mai esistito?” Ovviamente no. Servono strade diverse e riflessioni che affondano le radici fin nei principi dell’architettura organica. Se è vero che il nuovo edificio, impostandosi sui margini di un pendio che svetta sulla valletta sottostante, si inserisce nel paesaggio come un oggetto autonomo, è altrettanto vero che si comporta come una sua componente. E’ una casa passiva, un edificio futuristico a bassissimo impatto ambientale che produce un modello abitativo totalmente nuovo. Appare quindi scontato che l’intreccio con la natura non sarà solo narrativo, bensì funzionale. E necessariamente porterà a scelte molto distanti dal “pittoresco”: un dialogo tutt’altro che mimetico a partire dall’involucro che – esattamente come la Natura che lo circonda – presenterà una mobilità forte e grandi capacità di adattamento alle condizioni esterne.

 
 

La Natura si muove (all’alternarsi delle ore, dei giorni, delle stagioni; sole, pioggia, vento, buio e luce); l’edificio dovrà saper accompagnare queste modificazioni mutando a sua volta (il sole può essere captato grazie alle serre bio-climatiche e gestito come fonte energetica dalle grandi vetrate captanti e dai sistemi di ombreggiamento elettronici, l’approvvigionamento idrico avviene recuperando le precipitazioni, il ciclo luce-ombra caratterizza la scenografia interna). È chiaro che tutto di questo edificio dovrà saper parlare la stessa lingua della Natura, a partire dalla una semplicità geometrica, caratterizzata da volumi netti e dalle forme primarie della capanna, la prima risposta umana all’ambiente che lo circondava. Concettualmente la migliore.

Gli interni della dimora seguono la stessa dialettica libera con l’ambiente circostante. Le immagini sempre diverse provenienti dalla Natura non vengono semplicemente raccolte; penetrano libere nell’edificio attraverso le grandi vetrate e si appropriano degli spazi. La luce naturale scivola sulle superfici lineari e crea una complessità altrimenti  impossibile.